"MERIGGIARE I CONFINI"

di e con Roberto Zibetti

“Da molti anni ho preso l’abitudine di allenare quotidianamente il mio “strumento” d’attore imparando dei versi poetici, perché le loro componenti ritmiche e fonetiche funzionano incredibilmente bene per lo studio della voce e dell’interpretazione, alla stregua delle scale o degli esercizi di articolazione per un musicista.
In particolare, le iridescenti immagini che Montale riesce a incastonare nelle sue forme, spesso irregolari e pur sempre intrise di tradizione e come sospese in una multiforme dimensione temporale, cromatica, olfattiva e sonora, hanno lo straordinario potere di evocare e rendere tangibile quella preziosa chimera che è l’emozione.
Egli dà vita ad uno spazio odoroso di quiete e di riflessione dove il giudizio sulla vita e sugli uomini è talmente lucido e acuto da farsi inesistente, il salto dalla dimensione contemplativa degli Ossi di Seppia a quello satirico degli anni della maturità non incrina di una virgola il suo punto di vista, umano e intelligente nel senso più letterale del termine.
Ho provato a dare tridimensionalità a questo spazio di immensa e indulgente tenerezza, che può vivere solo in un luogo protetto come il palcoscenico, o isolato sui flutti, come una barca sul mare. Perché appaia si possono solo illuminarne i confini, i limiti luminescenti di quel pulviscolo madreperlaceo che vibra, un barbaglìo che invischia gli occhi, e un po’ ci sfibra, in cui viviamo: è ciò che ho provato a fare, lasciandomi prima visitare dai suoi ritmi e dai suoi paesaggi e intrecciando poi il risultato con dei suoni e delle immagini. Mi piace chiamarlo uno spettacolo fatto a mano, è per me come un talismano, una corolla composta empiricamente in casa, coi freschi fiori di saggezza lasciatici in dono da questo grande spirito genovese, a cui va tutta la mia affettuosa gratitudine.
Le immagini che fanno parte dello spettacolo hanno una storia ormai trentennale. Le ho girate con una cinepresa Super 8 che mi ero comprato dopo aver girato il mio primo film da attore protagonista. Inizialmente era mia intenzione fare un documentario sulle api, poi sono sceso a più miti consigli, pensando di fare un documentario sul gabbiano corso ( sic!) e infine mi sono assestato su un saltuario registrare quelle che tra me e me definivo delle “pillole poetiche”, per lo più di ambienti naturali, promettendomi  che le avrei montate  un giorno con dei suoni appropriati. Devo alla preziosa collaborazione dell’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea e alla generosa amicizia della sua direttrice Elena Testa di averle digitalizzate nell’ambito del progetto “Cinema di Famiglia” e di avermi così fornito l’occasione per dar seguito, dopo un paio di decenni, ai miei migliori intenti.”
(Roberto Zibetti)