PROCESSI CREATIVI

workshop di composizione e studio del proprio alfabeto espressivo

La proposta mira a fornire suggestioni ed elementi legati al mondo della danza, della musica, della parola, della scrittura – sia in modo attivo che passivo-riflessivo – per lavorare ed arricchire il proprio bagaglio (alfabeto) espressivo. È rivolto a chi si interessa di teatro, danza, musica, arti performative.
Se pensiamo alla nostra corporeità non possiamo far altro che constatare la ricchezza che la manifesta, la rappresenta e la racconta. Siamo un organismo che si adopera per trasmettere,
ricordare, per dialogare, per organizzare attorno a sé un mondo e abitarlo. Così le forme espressive legate all’arte dello spettacolo dal vivo sono fatte di azioni, voci e parole, di ritmi e melodie.
Questa complessità, è una ricchezza che va indagata e messa in gioco.
Tenteremo di rispondere in maniera coerente e consistente al grande quesito della composizione istantanea, dell’improvvisazione come strumento di indagine e di studio per praticare ad elaborare una trama più complessa, che ci potrebbe portare a qualcosa di inatteso e sorprendente.
Questo usando le nostre attitudini, e gli strumenti del corpo, la sua voce il suo immaginario: usando una penna per attingere e riflettere, organizzare, o un altro attrezzo/strumento, magari musicale.
Possiamo dare corpo al nostro momento presente, guidandolo con le nostre sensazioni ed intuizioni? È necessaria una traccia oppure la nostra esperienza corporea (vissuto/trama) ci può permettere di organizzare un discorso coerente, invitante, suggestivo, senza averlo preparato? Ma per quanto tempo?
Se pensiamo a come nasce una composizione musicale, una poesia, un’opera dell’arte in genere, dobbiamo farci carico del fatto che non è mera tecnica applicata, ma un’affinamento continuo che nella pratica, nell’esperienza della cosa, si sporca del presente, dell’osservazione e delle sensazioni e percezioni del momento; si innesca così quel processo di messa in scena, di elaborazione attraverso lo strumento corpo ed i suoi strumenti.
Un pianoforte serve per tradurre in musica delle emozioni, delle storie, un po’ di vita e di universo; la composizione è organizzazione, forma che prende vita che si sostanzia. E così una danza, o un
racconto che viene recitato, a cui viene dato corpo e sembianza, ci porgono una visione e una dimensione altra della nostra vita, una traduzione più densa, stratificata, riflessiva.
Di tutte le dimensioni del nostro essere al mondo, la composizione artistica, il come è fatta, realizzata nel momento presente, e cosa racchiude e permette, ci può portare oltre la consuetudine, rivelando spesso altri modi di essere in sé.
Queste sfaccettature sono prospettive che permettono nuovi piani di osservazione per la complessità e il divenire della creazione.

Sabato 9 e domenica 10 marzo
a cura di Cristiano Fabbri e Tina Omerzo