***ANNULLATO ***
di Mario Jorio, con Sarah Pesca
…è un lavoro sulla memoria dei miei spettacoli in più di trent’anni di frequentazione beckettiana, un gioco tra l’ironia e la drammaticità della vita, un delirio tra verità e falsità, un via vai d’io, naturalmente “io” tra parentesi.
“Si direbbe un’insurrezione di molecole, l’interno di una pietra un millesimo di secondo prima che si disintegri.”
(Mario Jorio)
Il personaggio di una vecchietta travolto anche dal ricordo di una brodaccia d’amori, dal tempo che vola, un’attrice che si svela ed esce di scena e diventa…ancora un’altra…
Un divertente leitmotiv sul vagabondaggio di un io spappolato, un lavoro drammaturgico basato sui canoni beckettiani, ma con una scrittura quasi improvvisata, andando a memoria, frammenti di frammenti da varie fonti, invenzioni e grumi dalla mia memoria…
Un amalgama di voci interiori, di giudizi, ricordi, coscienze, rimpianti, rimorsi, domande a cui si risponde come si può. Il corpo rattrappito di una donna vecchia. La vita e tutte le vite mancate. In questo avvicendarsi di “parlanti” ogni tanto la coscienza di quel corpo impaurito riesce a fare capolino: sono le pause, momenti di muto in cui è il corpo che parla e prende coscienza della molteplicità assurda e incontrollabile, della decadenza, del vuoto pieno di presenze che appena avvertito va necessariamente riempito, occultato, occupato, coperto di parole. L’aria incombe su un corpo che si tiene in vita cercando disperatamente di restare UNO. Controllo estremo da cui si strappano movimenti involontari che raccontano altro. Tutto è assolutamente controllato e insieme inevitabilmente fuori controllo. Finché alla fine compare l’illusione giovane dell’unità, che si muove come tutti, allude ma è in pieno possesso di ciò che dice, di ciò che mente, di ciò che vende…
(dagli appunti di studio di Sarah Pesca)
Mi ero appena diplomata alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova quando ho conosciuto Mario Jorio. Mi scelse per una sua regia all’interno della rassegna di drammaturgia contemporanea del teatro Stabile di Genova. Finita l’esperienza mi propose di mettere su uno spettacolo senza parole. Così abbiamo cominciato a lavorare e studiare insieme. Un giorno Mario mi ha portato una cosa che aveva scritto, mezza pagina di pensieri sconnessi. “Bellissima! Drammatizziamola!” E così piano piano, in corso d’opera, è nato prima ero schizofrenica…ora siamo guarite, come un deragliamento involontario. Uno spettacolo sull’ipertrofia della coscienza, la messa in scena di un corpo trattenuto e quasi immobile nasce dalle ceneri di uno spettacolo fisico, muto. Ironia della sorte.
Inutile dire, viste le premesse, quanto ami questo testo e il metterlo in scena. Mi sembra sempre di accompagnare lo spettatore in quella regione dell’anima in cui si è così profondamente umani, bugiardi, fragili e esposti, così soli, unici eppure così uguali a tutti gli altri. Uno spettacolo amaro, tragicomico, intenso, attorialmente difficile e importante. Un viaggio nella coscienza e nei suoi deliri, nella percezione della vita che è sempre, inevitabilmente, una falsità.
(Sarah Pesca)
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